Chi era Ferdinando De Cillia
FERDINANDO DE CILLIA
Alcuni si porranno la domanda di manzoniana memoria: chi era costui? Per la Comunità di Treppo Carnico Ferdinando De Cillia è una persona che ha rivestito un ruolo rilevante nel campo dell’educazione e della formazione. La vicenda di questo uomo tra l’altro ci fa riscoprire anche una pagina del nostro passato relativa al fenomeno dell’emigrazione: elemento che ha così fortemente connotato gli scorsi decenni della storia locale.
Nei secoli XVIII e XIX il mestiere di molti carnici è il venditore ambulante: “cu la crassine su pa schène” i cramârs sono presenti in diverse nazioni europee e passano di paese in paese vendendo le loro mercanzie. Molti di essi fanno fortuna riuscendo ad aprire un’attività in terra straniera e di conseguenza si trasferiscono là con l’intera famiglia.
Il nostro Ferdinando è appunto figlio di uno di questi dinamici ed energici imprenditori d’altri tempi. Il padre, nato a Treppo Carnico il 31 maggio 1793, si chiama Giobatta e proviene da una famiglia di Siaio soprannominata Birtimberg. L’appellativo svela in maniera chiara la sua matrice tedesca e indica una famiglia che intrattiene solidi legami commerciali con la Germania. Giobatta fa fortuna in terra straniera e riesce a diventare il proprietario di un negozio nella città di Vishofen, nella provincia di Passau.
Come risulta dai documenti d’archivio rientra in paese per sposare Maria Amalia De Cillia (di Zilie), di ventidue anni più giovane di lui, il 16 luglio 1838. Probabilmente il nuovo nucleo familiare si trasferisce subito a Vishofen poiché in archivio mancano sia l’atto di battesimo del primogenito Ferdinando, nato un anno dopo, sia quello della sua morte avvenuta circa tre anni dopo. Dopo la perdita del marito, Maria Amalia torna immediatamente a Treppo Carnico con il figlioletto, ma qui la morte, per apoplessia, attende pure lei il 31 novembre 1842 all’età di appena 27 anni.
Un’infanzia sfortunata quindi quella del piccolo Ferdinando che a tre anni si ritrova orfano e unico erede dell’attività del padre in Germania e delle ricchezze che questi aveva accumulato durante gli anni dell’emigrazione. Il bambino viene poi accolto nella famiglia di Pietro De Cillia, suo zio materno; ma una sorte crudele e maligna, a seguito di una malattia non bene identificata, gli fa concludere la sua esperienza terrena nel 1873 all’età di soli 34 anni.
In quegli anni è ospite del cugino Antonio De Cillia Raiter e nella casa di costui egli stende il suo testamento dal quale si desume un suo speciale desiderio: la presenza a Treppo di un maestro laico, in sostituzione del cappellano che a quei tempi è presente in ogni paese. Sappiamo da vari testimonianze scritte, custodite nell’archivio parrocchiale, che si scatena una grossa diatriba tra il curato locale Giovanni Cimenti e il sindaco di allora Luigi De Cillia di Morét. Il primo naturalmente difende la posizione del sacerdote maestro; il secondo, in conformità con il clima anticlericale del tempo, al contrario non lo vuole. Anche il paese allora si spacca in due opposte fazioni e si crea una situazione talmente incandescente che il sindaco propone di allontanare non solo il cappellano maestro, ma anche il curato.
La scuola comunque viene costruita e arriva anche il maestro “laico” nella persona di Antonio Cristofoli da Lungis, il cui nome in paese è rimasto legato all’omonimo albergo. Il testamento di Ferdinando De Cillia si esprime così:
«A mente sana, è mé dispongo in caso di mia morte e dico come segue.
- Lascio il credito che ho verso la famiglia eredi Pietro De Cillia ai figli maschi della medesima famiglia, cioè Antonio, Daniele, Giacomo, Lodovico e Zaccheo.
- Lascio la mia argenteria, biancheria od altro che in mobili o mobilia alla madre di detta famiglia, la signora Maria Minsulli De Cillia.
- Obbligo i suddetti fratelli meritamente la sorella Anna per la cura a me prestata di retribuire.
- Lascio il credito che tengo verso Giovanni Cortolezzis di qui, circa lire austriache 600 (seicento) alla zia Anna di Zenodis.
- Lascio la mia casa in Sjaio con tutto quanto vi è annesso, in fondi e fabbricati, a beneficio del Comune affinché assisterlo alla nuova scuola ed affine possa compensare il maestro laico quando questo sia di merito per l’istruzione come il presente docente. Per il maestro laico intendo si debba prendere duecentocinquanta lire di rendita consolidato 5% e farne scrivere le cartelle a nome del Comune in assoluto beneficio del maestro laico pro tempore.
Tanto dispongo di mia volontà.
Treppo Carnico, giorno di sabato diciassette maggio 1873, nella mia stanza ed in letto
Ferdinando De Cillia
P.S. – Interprete delle mie idee a quanto voglio per la scuola sarà il signor Luigi De Cillia, ora sindaco e sarà quindi mio esecutore testamentale di piena mia fiducia.
P.S. – A delucidazione di quanto sta scritto all’articolo V (quinto) intendo che sotto i nomi di fondi e fabbricati siano compresi tutti gli immobili esistenti nella frazione di Sjaio i quali saranno devoluti al Comune di Treppo Carnico per la costruzione di una nuova scuola».
L’edificio costruito con il lascito del De Cillia mantenne negli anni la finalità culturale voluta dal suo artefice: prima scuola elementare, poi scuola professionale di disegno diretta egregiamente dal maestro Zanier che ebbe molti iscritti provenienti anche dai paesi vicini, poi ancora biblioteca e ora sede della Galleria d’Arte Moderna intitolata a Enrico De Cillia.
L’iscrizione posta sopra l’ingresso della pinacoteca riporta queste parole:
Treppo Carnico a De Cillia Ferdinando. Che Suo patrimonio legava per queste scuole benemerito dell’istruzione, lustro di patria riconoscente dedica. 1890
Fonti: