Il Bar De Cillia
C’ERA UNA VOLTA IL BAR DE CILLIA
Nella seconda metà del secolo scorso proprietaria del bar – trattoria in piazza a Siaio era Antonina De Cillia conosciuta in paese come “la Tonina”. Era una discendente della autorevole famiglia che in paese ha rappresentato una realtà prestigiosa; proprietaria di distilleria, negozio di generi alimentari, osteria e con un importante patrimonio immobiliare, la casata in quegli anni poteva vantare tra i suoi membri dottori, ingegneri, farmacisti. Tonina era nipote di Antonio De Cillia, siôr Toni dal Pin: persona che si era adoperata per il bene della Comunità di Treppo Carnico impegnandosi con intelligenza e zelo. Alla morte di Antonio nella gestione dell’osteria subentrò il figlio Arturo e di seguito la nipote Antonina appunto. Negli anni varie persone si sono avvicendate nella conduzione del bar che faceva bella mostra di sé nella piazza sulla quale si aprivano anche due negozi di alimentari, uno gestito da Luigia Morocutti “Faresse” e l’altro da Clara Centis.
Nel mese di aprile 1959 l’attività venne rilevata da mio padre Galdino che arrivò a Treppo con la moglie Maria Candusso e la sottoscritta (allora avevo appena compiuto tre anni) proveniente da Susans, una frazione del comune di Majano. Ai miei genitori, che giungevano da un Friuli prevalentemente rurale e agricolo, Treppo Carnico sembrò davvero un piccolo paradiso terrestre.
All’epoca infatti Treppo era meta turistica conosciuta e rinomata: d’estate tutte le famiglie aprivano le proprie case ai villeggianti, esisteva una colonia dell’ENPAS che offriva occupazione a parecchie persone locali, si contavano numerose strutture come due alberghi e otto bar. Esisteva persino la possibilità di usufruire di bagni pubblici: novità assoluta per quegli anni! Il paese insomma era straordinariamente bello, curato, con le strade lastricate in porfido e molti fiori abbellivano tutte le vie principali. Il nostro arrivo fu veramente una fortuita coincidenza.
All’epoca i miei genitori gestivano un altro piccolo locale a Susans, ma il proprietario era intenzionato a vendere. Non potendo permettersi l’acquisto dello stabile e della licenza, stavano cercando un’altra possibilità di occupazione e chiesero ad un rappresentante della ditta De Mezzo, che riforniva di grappe e liquori l’intera regione, se in giro c’era qualche opportunità. In Carnia c’era un locale sfitto: fu così che giungemmo a Treppo, paese del quale tra l’altro i miei genitori non avevano mai sentito nemmeno parlare. Una vera e propria avventura che la giovane coppia affrontò con entusiasmo e passione convinta di rientrare nel paese d’origine in breve, dopo qualche anno di lavoro in Carnia. E invece di anni ne trascorsero ben trentacinque!
Ci ambientammo rapidamente anche grazie all’aiuto della preziosa Tonina che diventò a tutti gli effetti un membro della famiglia. Ha fatto da balia amorevole e premurosa prima a me e poi anche ai miei figli. Mio papà era il barista e diventava, durante le ore dei pasti, il cameriere nell’attigua sala ristorante. Dal canto suo mia madre, dopo alcune esperienze disastrose con cuoche poco affidabili, dovette mettersi dietro i fornelli (cosa che all’inizio non le piaceva per niente). La trattoria diventò a poco a poco un punto di riferimento per una clientela che amava pietanze preparate in maniera familiare e genuina. Rammento ancora quante porzioni di lasagne al forno per asporto venivano preparate la domenica mattina. Grazie alla fidata e capace Romilda poi mia madre imparò a cucinare anche piatti tipici della tradizione carnica.
A papà piaceva lo sport e ben presto il bar diventò ritrovo per gli amanti del calcio e dello sport in genere. La domenica pomeriggio si sentivano sempre risuonare le note della sigla di “Il calcio minuto per minuto” e gli avventori commentavano a gran voce le azioni dei propri beniamini. Ovviamente gli sfottò erano frequenti anche se estremamente semplici e bonari. A quei tempi le sigarette si distribuivano sciolte; pochissimi clienti acquistavano un pacchetto: le marche più economiche erano le “Nazionali” senza filtro e le “Alfa”, mentre per i palati più raffinati esistevano le “Stop” e le “Diana”. Il tabacco invece veniva venduto a peso: dietro il bancone c’era una antica bilancia con i piatti in ottone, che mia madre teneva rigorosamente lucidissima, destinata proprio a questo scopo.
Nel bar poi erano soliti ritrovarsi gli appassionati del gioco delle carte: briscola, ramino, scopone ma soprattutto scarabocchio. Ho ancora davanti agli occhi la sala dove regnava un religioso silenzio e stagnava una densa coltre di fumo (allora si fumava tranquillamente nei locali pubblici). Ricordo Agostino Del Linz il “fornâr”, Alfeo Martinis “siôr Feo”, Pietro Lazzara “Pierin di Bazili”, Luciano Plazzotta “Patota”, Mario Lazzara “il mestri”, Luigi De Cillia “il farmacist”: arrivavano puntuali alla stessa ora e si accomodavano sempre al medesimo posto, quasi fosse riservato. I giocatori più giovani faticavano per riuscire ad entrare in quel circolo chiuso e potersi sedere al tavolo insieme a quei “baroni” delle cinquantadue carte.
Un altro nitido flashback: negli anni sessanta il televisore era un elettrodomestico molto raro nelle case e quindi le persone venivano al bar per assistere ai programmi televisivi; in alcune occasioni, tipo partite dei mondiali di calcio, festival di Sanremo o sceneggiati trasmessi il sabato sera, papà ne sistemava uno in sala da pranzo e l’altro nella saletta dietro il bar e c’era un’affluenza eccezionale di telespettatori. Ricordo che nel luglio 1969, in occasione della missione dell’Apollo 11 sulla Luna, i televisori rimasero accesi per più di ventiquattro ore di fila. Furono periodi ricchi di intenso lavoro ma anche di grandi soddisfazioni e dopo trentacinque anni di attività il locale serrò i battenti nel settembre 1993 e la piazza di Siaio non fu più la stessa: senza i tavolini fuori al sole, vuota, silenziosa, e un po’ malinconica, come sempre accade quando un punto di aggregazione storico chiude.
Bellissimo ricordo questo. Io ho scritto qualcosa, dei ricordi relativi al periodo 1939/1953 – 1956/1957, vale a dire del periodo della mia infanzia fin su al periodo militare di leva e, quindi, al rientro definitivo in Sardegna dove vivo tutt’ora dal marzo 1958. La Tonina la ricordo molto bene. L’ultima volta che l’ho incontrata assieme alla sorella Lia, che vive qui a Cagliari, è stato nell’estate del 1989. Ricordo molto bene anche l’autrice dell’articolo anche se, ahimè, non ricordo più il nome. Ho si una memoria di ferro…………ma dev’essere arruginito e non poco….. 🙂
………Mmmmmmmmh……l’ho detto io della mia memoria……….. Ho l’impressione che la “mia conoscenza” non si tratti della figlia di Galdino ma, piuttosto, di una sorella (che comunque non ricordo il nome). Chiedo scusa dell’equivoco…… ma tant’è……la ruggine, la ruggine, …è devastante.
Grazie cara Maurizia, per i tuoi ricordi, che sono anche i miei, dato che sono la nipote di Toninae, ovviamente di Romilda. . Treppo mi manca, ed anche voi. Sogno spesso la cucina dove tua madre creava cose così buone della tradizione carnica che hanno il sapore della fantasia. Spero che Treppo torni un giorno, ad esser ciò che era e che non vedo da oltre 20 anni. Mandi. N.B. Dove era questo “importante patrimonio immobiliare” della famiglia De Cillia? Ho perso qualcosa?
Ciao Serenella, mi ha fatto molto piacere sapere che, in qualche maniera, rimani in contatto con Treppo che rappresenta un pezzetto delle tue radici. Il paese è proprio cambiato rispetto ai tuoi ricordi. E non in meglio purtroppo! Anche la nostra Comunità ha subito dei fenomeni di abbandono; abbandono del paese, della terra, delle antiche attività che ormai non costituiscono fonte di reddito. Anche il turismo che sicuramente rammenti tu è profondamente trasformato. Ti ricordi che la zia (come tutte le famiglie del paese tra l’altro) ospitava durante l’estate villeggianti condividendo con loro cucina e bagno! Al giorno d’oggi sarebbe impossibile.
Io e mio marito comunque non riusciamo ad immaginare di vivere lontani da qui. Quindi resistiamo e rimaniamo!
Siamo felici che anche nostro figlio Matteo sia rientrato a Treppo dopo aver vissuto per alcuni anni a Tolmezzo. Qui ha i suoi amici dell’infanzia, le amicizie vere intendo, ha messo su famiglia e ha una compagna alla quale piace il paese con la sua piccola Comunità dove tutti si conoscono.
Invece nostra figlia Giulia vive a Portogruaro, ma in compenso ci vediamo molto spesso. E’ la piccola di casa e ci manca!
Collaboro volentieri al sito con il gruppo dei ragazzi che ha avuto l’idea di costituirlo alcuni anni fa. Mi fa piacere e mi fa sentire utile.
E tu come stai? Ricordo che la tua laurea era in lingue orientali. O sbaglio? Vivi in Italia o hai dovuto trasferirti per seguire la tua passione?
Ti saluto caramente e ti invio un affettuoso abbraccio dalla Carnia
Maurizia
N.B. Il patrimonio immobiliare al quale mi riferisco nell’articolo è quello del tuo bisnonno sior Toni dal Pin, personaggio storico importante per Treppo. All’epoca la tua famiglia era “aristocratica”: tua nonna Romilda raccontava spesso che per sposare Arturo aveva dovuto frequentare “una scuola per signorine per apprendere le buone maniere che bisognava conoscere per entrare in società!”
Il suocero, cioè tuo bisnonno, era una personalità carismatica: possedeva un bar, un albergo, una “privativa”, una bottega che poteva disporre di tutti i beni di prima necessità e molti terreni in montagna (adesso tutti abbandonati) con stalle, fienili, malghe, pascoli. Una vera e propria ricchezza per l’epoca.
Maurizia cara, rileggendoti ho il cuore in subbuglio. La mia storia d’infanzia (e non solo) rivive attraverso le tue parole, e le tue foto. Il distacco da Treppo per me è molto doloroso e passa attraverso vicissitudini che ahime’ non ho potuto e non posso controllare. Ma sogno spesso di Treppo, ed è come se sapessi che un giorno ci tornerò. Mi lasceresti un tuo contatto privato? Ho tanto desiderio di sentirti. Un abbraccio enorme.
Mi imbatto per caso in questo racconto e anche se non conosco Treppo è come se ci fossi stata. Gli anni ’50 e ’60 del ‘900 sono stati per tanti piccoli paesi periodi bellissimi e questi ricordi sono condivisibili anche da me che sono sarda. Leggevo e mi trovavo lì in quella piazza in quel bar e come li a Treppo anche qui a Oristano in quegli anni era così: marciapiedi puliti, fiori ai balconi e nelle vie, le sigarette sfuse, la brillantina che lucidava le teste maschili, il pane profumato e sfuso nelle botteghe alimentari, le riunioni nei bar per guardare le partite o San Remo, la pizza rarissime volte acquistata in pizzeria avvolta nella carta lucida con la mozzarella che scappava da tutte le parti. Spero che Troppo sorrido di nuovo e il bar venga riaperto. Saluti e grazie per questa bella condivisione. Daniela
buongiorno a tutti. mi chiamo Stefano De Cillia ho 55 anni, sono di Udine ma vivo vicino Gorizia(Romans d’Isonzo). è già un paio di anni che ho cominciato a “cercare” le mio origini di Treppo..mio padre è nato a Udine ma mio nonno, Giacomo, è nato li (come tutti i miei avi) nel 1904 e da quello che so se ne è andato da Treppo, poco prima di compiere 18 anni, x andare a lavorare a Udine. Sono già venuto a Treppo tre o quattro volte in questi due anni ed ho conosciuto Angela Cortolezzis, persona squisita e veramente gentile e disponibile che mi ha aiutato a “costruire”l albero genealogico anche con l’aiuto dell’ archivio parrocchiale.. Ora, premesso che la mia intenzione è quella di tornare a Treppo x approfondire la mia ricerca, vorrei gentilmente sapere se ci sono ancora persone di una certa età che magari possano sapere aneddoti, fatti, curiosità del ramo De Cillia (Pinel)…anche perché mi son giunte all’orecchio “cose” dei miei antenati un po’ “strane”…che vorrei non tanto verificare in quanto impossibile, ma almeno in parte confermare anche con altre testimonianze.. qualcosina già so ma molto poco..ci vuole più tempo ovviamente…ringrazio fin da ora chi mi potrebbe aiutare..
Stefano De Cillia 3898772571
Noi abitavamo, 2 mesi d’estate, proprio a fianco nella discesa che porta all’abitazione della zia di mia mamma, la nana’ Maria, venivamo sempre a vedere la televisione, da piccoli negli anni 60, senz’altro ci siamo visti e conosciuti….
che bei ricordi maurizia quando venivamo in vacanza 3 mesi con la nonna ANNA DE CILLIA, e che meravigliosi pranzi nel vostro ristorante. . un abbraccio GESY.