Int di une volte…Giulio Martinis
Sulla figura del maestro Giuseppe Giulio Martinis, questo il suo nome completo, non esiste una biografia scritta, nonostante la sua persona, rigorosa inflessibile e rispettosa delle regole, abbia lasciato un’impronta significativa nella nostra vallata. Egli visse dedicandosi non solo alla sua professione, ma anche impegnandosi a livello umano e sociale per il bene dell’intera collettività.
Martinis fu tra i soci fondatori della “Società anonima cooperativa elettrica dell’Alto Bût” l’attuale Secab: la realtà cooperativistica sicuramente più importante e longeva del nostro territorio, orgoglio e vanto di tutte le Comunità locali. Così la definisce in una sua pubblicazione del 2003 il professor Andrea Cafarelli, docente presso l’ateneo udinese: “….Secab sarà la prima impresa friulana per la produzione e distribuzione di energia elettrica strutturata in forma cooperativa ed è ancor oggi, sempre con riferimento alla natura societaria e all’attività caratteristica, la più importante della regione……..”.
Le prime quattro foto si riferiscono ai ruoli ricoperti e alle importanti attività del territorio nelle quali Martinis si distinse. La prima foto, scattata il 25 giugno del 1911 immortala il primo Consiglio di Amministrazione di Secab che ne celebra ufficialmente la fondazione: Martinis è in piedi, il secondo da sinistra. La foto numero due risale all’anno 1918 e rappresenta la cerimonia di inaugurazione della nuova linea ferroviaria Tolmezzo – Paluzza dotata di quattro vagoni passeggeri e due vagoni merci (Martinis è in prima fila il quinto da sinistra). Nella terza immagine è ritratto il corpo insegnanti della direzione didattica di Paluzza; la foto risale alla fine degli anni Venti e il nostro compaesano è il secondo da sinistra, accanto a lui seduto lo stimato Direttore Didattico Angelo Matiz. Nell’ultima foto della serie Martinis è ritratto in piedi al centro del gruppetto di persone e alla sua sinistra si vede Matteo Brunetti di Paluzza proprietario di malghe, cave di marmo, segherie, boschi, cantine; la foto, datata 1915, è stata scattata in occasione della visita del nipote di quest’ultimo, Andrea Brunetti, a casa in licenza proveniente dal fronte di guerra sul Pal Piccolo.
Per capire maggiormente il coinvolgimento pubblico e la stima di cui godeva il maestro Martinis basta scorrere l’elenco delle cariche pubbliche che egli ricoprì dal 1900 al 1933:
Presidente
di Secab per 11 anni
della malga cooperativa per 3 anni
dell’asilo infantile per 13 anni
del Patronato scolastico per 19 anni
della Sezione Magistrale a Paluzza per 4 anni
della latteria di Treppo Carnico per 17 anni
della latteria di Tausia per 8 anni
della Congregazione della carità per 3 anni
del Consorzio pro-monumento per 2 anni
del Consorzio zootecnico comunale per 2 anni
Amministratore
di Secab per 20 anni
della Società Operaia per 20 anni
del forno cooperativo per 20 anni
del tiro a segno per 25 anni
della scuola di disegno per 10 anni
della latteria di Treppo Carnico per 17 anni
della tramvia del Bût per 6 anni
E inoltre Consigliere scolastico provinciale per 6 anni, contabile della latteria di Cercivento per 20 anni e Giudice Conciliatore per 3 anni. Un impegno e una dedizione ammirevoli che fanno comprendere il rispetto e l’onesta che questo personaggio riscuoteva all’epoca, a Treppo Carnico e non solo.
Veniamo alla sua biografia. Giulio Martinis nasce ad Ampezzo il 29 giugno del 1871, figlio di Pasquale e di Maria Luigia Di Monte. Compie con buon profitto gli studi, supera il concorso come insegnante e inizia a svolgere la sua carriera scolastica nel pordenonese, precisamente ad Azzano Decimo. Qui incontra la signorina Maria Frigeri (15 agosto 1872 – 3 gennaio 1957) figlia di Francesco e Giovanna Travani. Maria è nativa del luogo, ma le sue origini sono carniche da parte di mamma Giovanna che infatti arrivava da Trava di Lauco.
Nella foto numero cinque si vede un giovane Giulio Martinis ritratto dal fotografo Isidoro Straulino, con studio artistico in Sutrio in via Maggiore numero 27, come riporta la dicitura sul retro del cartoncino.
I due giovani si innamorano e si sposano il 24 ottobre del 1896. La coppia rientra nell’amata Carnia quando Martinis riceve l’incarico di insegnare a Cercivento ed è in quel paese dell’alta valle del Bût che la famiglia inizialmente si stabilisce. Abita nella storica casa Pitt, una delle più antiche del comune, ed è qui che nascono i primi quattro figli: Erminia, Giovanna, Alfeo e Tecla.
Nel 1908 il maestro arriva a Treppo Carnico e nella foto numero sei, risalente proprio a quell’anno, si può ammirare la famiglia Martinis: al centro la mamma, alla sua destra i figli Erminia e Alfeo, a sinistra Giovanna e Tecla, in braccio la piccola Carmela nata da pochi mesi. Nel nostro paese i componenti della famiglia aumentano con altre quattro nascite: la già citata Carmela e poi Giuliano, Ottaviano e Celso. Gli ultimi due figli, nati rispettivamente nel 1913 e nel 1917, muoiono entrambi prematuramente all’età di un anno circa.
Nella foto numero sette qualcuno ha contraddistinto ogni figlio con un numero e nello spazio sottostante sono riportati, scritti a mano, con un pennino e in bella calligrafia, i luoghi e le date di nascita di ognuno di essi: 1 Erminia, Cercivento 21 agosto 1899; 2 Giovanna, Cercivento 11 ottobre 1901; 3 Alfeo, Cercivento 23 marzo 1904; 4 Tecla, Cercivento 23 aprile 1906; 5 Carmela, Treppo Carnico 20 maggio 1908; 6 Giuliano, Treppo Carnico 8 novembre 1911. Completa l’immagine, seduta al centro tra i nipoti, la nonna paterna.
In paese Martinis è un insegnante molto apprezzato e svolge la sua professione fino al 30 novembre 1931 quando si congeda dai suoi alunni. La foto numero dieci, scattata dal fotografo Domenico Moro di Ligosullo, immortala proprio il suo ultimo giorno di scuola e il maestro viene ritratto insieme ad una nutrita scolaresca nel cortile a lato dell’albergo Cristofoli.
Giulio Martinis muore a Treppo Carnico alcuni anni dopo, precisamente il 18 aprile del 1937, lasciando sicuramente il paese privo di una persona dalla caratura morale e culturale di indubbio valore. Sulla tomba di famiglia che si trova nel cimitero del capoluogo fanno bella mostra due ritratti, uno di Martinis e l’altro della moglie Maria: copie di sculture, entrambe datate 1957, realizzate in bronzo dall’artista Vittorio Urbano, originario di Treppo Carnico.
Nelle varie foto che ho recuperato per questa breve ricerca, Martinis è sempre ritratto in un atteggiamento austero e serio, elegante in giacca e cravatta, sempre con il cappello in testa, rigido nel portamento. La cosa che mi colpisce maggiormente è lo sguardo: mai rivolto verso l’obiettivo del fotografo, ma al contrario orientato altrove, lontano. Sembra assorto nei suoi pensieri, in importanti riflessioni, con gli occhi rivolti al futuro mentre osserva qualcosa che agli altri non è dato vedere.
Insomma mi dava l’idea di una persona seria ed austera.
Capite quindi qual è stata la mia meraviglia quando parlando con la nipote Maria Grazia ho scoperto che il maestro Martinis in realtà era una persona gioviale, amante della compagnia, allegra e dotata di una verve poetica spiritosa e ironica. Gli piaceva dilettarsi nella scrittura di stornellate, rigorosamente in rima baciata, divertenti ed ironiche, nelle quali derideva affettuosamente i vizi e le manie degli amici. Molto simpatica la filastrocca per la partenza di Michelangelo De Marzi che lascia Paluzza per traslocare a Monfalcone oppure quella, risalente al 1926, per il farmacista Giuseppe Bisbini che si trasferiva a Verona (chi volesse leggerla può consultare il bollettino parrocchiale numero 4 dell’agosto 1979 nella rubrica “In file cun Elio”). Bisbini, grande ed esperto cacciatore, era il predecessore del dottor Giuseppe Carpenedo, primo titolare dell’omonima e tuttora attiva farmacia di Paluzza.
Mi piace trascrivere l’invito che Martinis scrisse per i soci in occasione della festa e del ballo organizzati dalla Società Operaia di Paluzza.
Raganissa par invÎt al bal di domenie 3 fevrâr 1929 a lis vot di sere
Ogni socio de valade al gran bal resta invidât;
ta la sale dal Marconi za dut cuant l’è preparât.
Un’orchestra soprafine Garibaldi guiderà;
sintireis lis uiccheries che chel om al sunerà.
Saran bai di ogni specie componûs pa l’occasion
cun violins e cun ghitaris, cun mandolins e cul liron.
Saran valzer, saran polchis cun mazurchis e galops
e lis staiares pai vielis, e pai zovin i folstrot.
Al bufet nol mançje nuie, vin e bire a caretei,
saran pastis d’ogni sorte, e licors…..non d’è di miei.
Sior Zuanut in ta cusine l’à il cafè za masinat;
saran tripis, saran sopis e vidiel ben cusinât.
Su vignit in carovane socios vielis, zoventut;
su vignÎt domenie sere a passale a nestri mût.
VignÎt frutis bielis bielis cul splendôr dai vuestris voi,
cu le scarpis pitininis, cul vestÎt fin ai zenoi.
VignÎt maris, vignÎt nonis, su cun nô in societât;
fin chi stais in sentinele il balâ no l’è peçjât.
Lis dôs mans che fuart si strengin sul biel blanc dal tricolôr
a nus disin: Simpri insieme tal plasê e dal dolôr.
Su la puarte di entrade no dareis un carantan,
balareis tranquÎ a gratis fin lis cinch in tal doman.
Oh! Ce coros, ce çjantadis cuanche il vin sarà sul çjâf,
ce cjargnelis, ce furlanis….ce sbegherlis il plui brâf.
Si capìs a une cert’ore…condizion di chel c’al bef….
qualchi çjoche iù pe sçjale, qualchi tombule ta nêf.
L’occasion maride il frari…ancje chê compatiran,
meteran a puest il stomi cul bon brût in tal doman.
Lis miseris, i fastidis sot la sçjale lasciarin,
vin patÎt un an intir….divertinsi un pochetin.
Nissun mançj a la clamade…socios duçj al nestri bal…
poi aminsi, poi iudinsi…za la vite passe in svual.
Come si poteva resistere ad un invito simile!
FONTI:
-Raccolta e ristampa dei bollettini parrocchiali “La noste valade”
-Intervista alla signora Maria Grazia Cargnelutti
-Libro “I signori della luce” di Andrea Cafarelli – Forum editore
-Libro “Trep e i teus” di Cortolezzis Angela, Plos Maurizia, Quaglia Manuela – Forum editore
-Libro “I Faremos” a cura di Carlo Cimenti – Coordinamento dei circoli culturali della Carnia