La Leggenda del “Clap dal Louf”
La leggenda del “Clap dal Lòuf” (in italiano “Sasso del lupo”) vive ed alimenta il suo mistero da oltre un secolo. A ricordo mio, dei miei genitori, e di mia nonna che me la raccontava, la vicenda che stiamo per narrarvi esiste da tempo immemore ed ha luogo proprio nel nostro paese. Narra la disavventura di una Madre che, come tutte le donne di un tempo, era costantemente impegnata nella cura dei figli, della casa, dei prati e del bestiame.
Era una fresca mattina di primavera e la protagonista di questa storia si stava recando al ruscello di Siaio per lavare alcuni panni, con lei il suo pargolo di pochi mesi. Giunta sul posto, ripose il neonato e si mise al lavoro.
Il rumore del rigagnolo ed i pensieri costantemente rivolti agli impegni giornalieri, impedirono alla mamma di udire i passi di un lupo famelico, nero come la notte ed alto quanto un vitello, che sbucato dal bosco, si avvicinava minacciosamente al bimbo placidamente addormentato nella sua culla. In un lampo la bestia si fiondò sul neonato, agguantandolo tra le sue fauci e con rapidità se la diede a gambe levate. Ma non fece in tempo a rifugiarsi nuovamente nella selva, che il pianto del bambino allertò la donna che disperatamente si mise ad urlare chiedendo aiuto.
Il lupo, impaurito da tale schiamazzo discese repentinamente lungo il ruscello di Siaio, saltando a piè pari il torrente Pontaiba per poi scomparire tra gli alberi. Ma la madre rincorrendolo come una forsennata, si addentrò anch’essa nel bosco. In cuor suo la disperata pregò tutti i Santi del Paradiso affinché l’aiutassero a salvare il proprio figlio dalle mire voraci di quell’orribile bestia.
E forse furono proprio quei Santi a darle il coraggio per affrontare faccia a faccia il predatore. Il lupo infatti, stremato dalla fatica e convinto di averla fatta franca, giunse ad un piccolo spiazzo nel bosco al cui centro c’era un grosso sasso. Per riprendere fiato, appoggiò l’infante sulla pietra, ma non fece in tempo a girarsi che la donna giunse d’innanzi a lui e con uno scatto si riprese il pargolo tra le braccia. Il lupo, forse per il timore verso quella madre disposta a tutto, forse per la stanchezza, non oppose alcuna resistenza, ma con le sue ultime forze rimaste, corse via tra la boscaglia con la coda tra le gambe.
Quel sasso è ancora lì, posto in uno dei luoghi più suggestivi del paese, testimone involontario di una delle leggende più famose (e forse più antica) che hanno alimentato paure e fantasie della nostra comunità per tantissimi anni. Il folklore che ruota attorno a questa vicenda fantastica vuole che, le striature presenti in alcuni punti della sua superfice, altro non siano che i segni lasciati dagli artigli della bestia, arrabbiata per essersi lasciata sfuggire il suo pasto.
Chi volesse visitare il luogo di questa leggenda, può seguire il sentiero che porta alla località “Staulir”. Lì troverete lo spiazzo, il sasso, ma non il lupo (forse).