La gerla di Penelope
Monologo con lettura scenica di e con Carlo Tolazzi accompagnato dal violino di Lucia Clonfero (ispirato alle portatrici carniche).
Con la serata di sabato 28 febbraio scorso l’Associazione culturale “Elio cav. Cortolezzis” ha voluto commemorare i cento anni dallo scoppio della Grande Guerra trattando un tema che riguarda particolarmente la nostra zona dell’Alta Valle del But, la costituzione di quel servizio militare soprattutto femminile che va sotto il nome di “Portatrici Carniche”, che operarono volontariamente rivelandosi una vera e propria forza di supporto ai combattenti al fronte, testimoni umili e silenziose di amore di Patria.
La straordinaria pagina delle Portatrici carniche, scritta tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917, è forse unica nella storia dei conflitti armati, e il valore di queste donne è stato riconosciute a livello nazionale nel 1997 a Timau dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ha conferito alle superstiti l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto, ricordando così tutte le portatrici con profonda ammirata riconoscenza, rappresentando in tal modo il pensiero del popolo italiano.
Era il 24 maggio 1915 quando l’Italia entrò in guerra contro l’Austria e la Germania nella prima guerra mondiale. Qui la guerra si faceva sulle montagne e i rifornimenti ai reparti schierati dovevano essere portati a spalla. La situazione venutasi a creare con i feroci combattimenti, non permetteva che venissero sottratti i soldati dalle linee per adibirli a questo servizio. Ecco quindi che il Comando Logistico della Zona e quello del Genio, chiesero aiuto alla popolazione. Gli uomini validi erano tutti alle armi, nelle case solo anziani, bambini e donne, molte delle quali avvertirono la gravità della situazione, ed aderirono subito all’invito drammatico a mettersi a disposizione dei Comandi Militari per trasportare a spalla quanto occorreva agli uomini della prima linea.
Le Portatrici “donne–soldato”, “armate solamente di gerla e di coraggio”, fecero quindi parte integrante dell’Esercito italiano; svolgevano i servizi di trasporto per il fronte. Con la gerla carica di viveri, medicinali, generi di conforto, ma anche munizioni, e materiali per rinforzare le postazioni, e attrezzi vari –– a gruppi di quindici-venti, si dirigevano verso la linea del fronte, con qualsiasi tempo, giorno e notte. Al rientro, scendendo lungo i sentieri, accompagnavano i feriti sulle barelle provvedendo anche al seppellimento dei morti: nelle gerle trasportavano il vestiario per la necessaria disinfezione e la biancheria che veniva riconsegnata ai combattenti in trincea nei giorni successivi.
Ricevevano il “soldo” (1 lira e 50), il compenso per ogni viaggio effettuato pari a quello percepito dal fante in trincea con il diritto alla razione viveri giornaliera. In breve furono arruolate da tutta la Carnia oltre duemila portatrici la cui età poteva variare dai dodici – quindici fino ai sessant’anni, non militarizzate e pertanto non sottoposte a disciplina militare. Treppo contava 64 portatrici, e citando solo alcuni paesi, Paluzza 223, Ligosullo 28, Cercivento 65, Sutrio 43, Arta 84, Ravascletto 60.
C’è un singolare monumento a Timau, ultimo centro abitato prima del confine austriaco, inaugurato nel 1992: è il significativo riconoscimento a ricordo dell’impresa delle Portatrici e alla vicenda di queste donne. E’ intitolato alle Portatrici carniche e soprattutto a Maria Plozner Mentil (colpita a morte). A lei fu intitolata una caserma degli alpini. Unico caso di caserma intitolata a una donna che non portava nemmeno le stellette.
L’attore Carlo Tolazzi, che scrive per il teatro da oltre dieci anni ed insegna “Lingua, letteratura e drammaturgia friulana” alla Civica Accademia d’arte drammatica Nico Pepe di Udine, attraverso il suo lavoro di ricerca storica ha rielaborato questo tema dando spazio alla sua caratteristica originalità interpretativa dei fatti. La gerla di Penelope vorrebbe rappresentare appunto un mondo fatto di incongruenze logiche, portare viveri ma pure munizioni, un fare e disfare continuo, senza sosta. Una serata che ha permesso di fermare questo particolare momento storico accompagnando i presenti a una riflessione sui fatti ed eventi legati alle vicende di queste nostre donne, a cui va il nostro incondizionato assoluto rispetto.
Concludo menzionado le due opere che l’artista Walter Bassi di Udine ha realizzato per commemorare il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale e che ha gentilmente messo a disposizione per questo specifico appuntamento culturale.
Copricapi, collocati ordinatamente su una pietra squadrata quasi fosse una bara, con la scritta realmente incisa su una pietra, «Mamma forse ritornerò – 1916», il cui sfondo azzurro trasmette un messaggio di speranza e Le portatrici carniche, un’immagine-reportage fissata per fermare e raccontare un momento vissuto in trincea.
Il Presidente Angela Cortolezzis