GIU’ PIN

(Preganziol di Treviso, 1930 – Milano, 2013 )

Giuseppe Pin, in arte Giù Pin, da Preganziol era emigrato a Milano, esportando la sua arte nella città meneghina. Aveva studiato all’ Istituto d’Arte di Venezia e quindi aveva insegnato per alcuni anni alla scuola media del paese. Si era poi trasferito a Milano con la famiglia: qui viveva e lavorava nel suo studio.

Il legame con Preganziol era rimasto comunque molto forte: un legame soprattutto di tipo artistico, tanto da essere citato nelle guide che illustrano i monumenti di Preganziol. Sue sono infatti le rappresentazioni delle quattordici stazioni della Via Crucis nella chiesa parrocchiale di Sant’Urbano, a Preganziol. Nella raffigurazione, Giù Pin aveva trasposto volti e gesti familiari, che rappresentano uno spaccato della campagna trevigiana. E sempre dall’arte di Giù Pin è scaturito il dipinto “Strage degli Innocenti”, situato nella parete sinistra dell’abside della parrocchiale di Sant’Urbano, nel quale il pittore attinse dalle proprie radici per tratteggiare i volti dei protagonisti.

I lavori di Giù Pin sono stati esposti in diverse mostre in Italia. Con le sue realizzazioni, l’artista preganziolese ha partecipato a numerosi concorsi di pittura. Nello studio milanese di Giuseppe Pin si sono formate generazioni di artisti che hanno preso ispirazione dal maestro di Preganziol per dare vita in seguito ad un’arte tutta loro.

“La lunga attività di disegnatore per quotidiani e riviste, caratterizzata da vivace immediatezza figurativa, da comunicativa efficacia chiaroscurale, pronta ad umanizzare le più disparate situazioni della vita, come ad idealizzarle seguendo i percorsi delle aspirazioni e delle delusioni dei protagonisti, si concretizza anche in questa composizione di Giù Pin, donata “con affetto e ammirazione” al pittore De Cillia”. L’opera, a cui Luciano Perissinotto fa riferimento è un disegno, parzialmente colorato, di cm 35×45, intitolato “Composizione”, caratterizzato da un impianto asimmetrico e dinamico, entro cui si intravedono scorci di figure in movimento, ottenute con un segno nervoso e incisivo, mentre sullo sfondo emergono tracce di casolari e di muri in pietra, che hanno costituito il tema di molta pittura neorealistica friulana. Le fasce colorate orizzontali del cielo intersecano le macchie verticali della china nera determinando l’incrociarsi dei piani, che rende movimentata la composizione.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.