ALDO COLO’
(Venezia, 1927 – Udine, 1984)
Aldo Colò nasce a Modena nel 1928 e all’età di cinque anni si trasferisce con la famiglia a Cividale del Friuli (UD) dove oggi vive e lavora. Conclusi gli studi classici, decide di seguire le orme paterne e si iscrive alla facoltà di Medicina presso l’Università di Padova. La morte prematura del padre porta Colò ad abbandonare l’università per diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Venezia e trovare immediata realizzazione professionale. Inizia l’attività espositiva non ancora ventenne nel vivace clima dell’immediato dopoguerra friulano. Avvia la propria ricerca all’insegna di un’attenta figurazione, approfondita in seguito attraverso viaggi-studio a Parigi, in Normandia, Olanda e Provenza. Alla fine degli anni Sessanta, muovendo dallo sguardo sul mondo naturale, Colò deriva le forme prime, a carattere geometrico, che caratterizzeranno il percorso a venire e che faranno conoscere l’autore come pittore “astratto”, “geometrico”. Nella sua lunga carriera numerose sono le mostre, i premi e i riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
La personalità di Aldo Colò si distingue però dagli altri artisti operanti nell’indirizzo astratto per una propria peculiarità, in quanto, pur partendo dalle storiche teorizzazioni delle avanguardie russe del primo novecento, egli formulerà una propria, personale interpretazione delle tematiche citate, svincolandosi dalla rigidità sia degli assunti teorici che delle procedure esecutive del quadro che avrebbero dovuto aderire allo schema dei principi teorici menzionati.
Con una sapiente rivisitazione del cubismo, con il richiamo all’astrattismo prebellico, e tramite la sublimazione del surrealismo favolistico di Chagall, Colò inventa “…trame compositive in compenetrarsi di fasce, segmenti spaziali, zebrature…” Le sue composizioni si avvalgono di perimetrature geometriche dello spazio, quali le ellissi ricorrenti, che si stagliano dal fondo della tela anche con sottolineature in chiaroscuro. Zone in chiaroscuro che appaiono pure negli spazi interni, e conferiscono suggerimenti tridimensionali alla superficie bidimensionale, creando anche una sensazione di movimento, una instabilità precaria degli elementi della composizione. Quanto al colore, è frequente in lui l’uso delle terre, tono su tono, come è visibile nell’opera presente nella Galleria De Cillia, intitolata “Composizione”: un olio a tecnica mista, di cm 28×38 del 1973. Colori questi che erano ricorrenti nelle precedenti opere di carattere figurativo, nelle quali già incominciavano a emergere certi tagli strutturali che avrebbero poi caratterizzato la produzione astratto – geometrica. Terre che venivano impiegate anche nelle opere di carattere informale degli anni ’60.
Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione del quadro consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.