Una chiaccherata con…Gaia Pecile
La festa del volontariato di sabato 6 ottobre scorso a Cercivento si è conclusa nel migliore dei modi, considerando soprattutto le sconfortanti premesse meteorologiche dei giorni scorsi. Le numerose Associazioni, con la loro disponibilità all’evento, hanno dato un contribuito importantissimo alla riuscita di questa intensa giornata. Intensa innanzitutto sotto l’aspetto della collaborazione reciproca, della risposta dei partecipanti e del piacevole momento conviviale che ne è conseguito. Una giornata che sotto molti aspetti può considerarsi unica nel suo genere, almeno nell’Alta Carnia. Il giovane pubblico ed i loro genitori, attenti ed interessati ai vari stand, penso abbia dato il giusto riconoscimento agli sforzi compiuti in questi mesi dagli organizzatori. Tra di loro, troviamo Gaia Pecile, Educatrice del Servizio sociale dei Comuni dell’UTI della Carnia. A Lei (che ricordiamo è stata anche promotrice del documentario sull’associazionismo “Dut ce cal è ator di te”) abbiamo posto alcune domande a caldo su questa bella giornata all’insegna del volontariato:
Allora Gaia, a conti fatti, come è andata secondo te? Dopo mesi di preparativi, tu ed i tuoi collaboratori potete sentirvi soddisfatti del risultato?
Sì, siamo soddisfatti! La giornata è andata molto bene, sia per la presenza di tante famiglie con bambini piccoli sia per la numerosa e coinvolta risposta delle Associazioni della Val But. La presenza delle famiglie è stata per me fonte di grandissima gioia!!! I genitori con i figli, insieme a vivere un’esperienza di comunità! Nel cuore porto il desiderio di riuscire a realizzare qualcosa di più specifico per i ragazzi e le ragazze delle medie e delle superiori… Un passo alla volta ci arriveremo.
L’obiettivo principale, ne abbiamo parlato più volte, è la sensibilizzazione rivolta ai nostri volontari del futuro, ai ragazzini che domani avranno la possibilità di fare ciò che oggi hanno solo visto, magari per la prima volta. Qual è, secondo te, l’aspetto più importante di tale opera di informazione?
Credo che l’aspetto più importante sia inscritto nella dimensione relazionale di questa modalità di informazione. Crediamo profondamente che sia soltanto nelle relazioni vive e vissute che le comunità e le persone possano stare bene. Una relazione è viva quando è abitata, quando è messa in parola e agita. Credo che la possibilità offerta durante la Festa del Volontariato della Val But sia stata quella di incontrarsi, conoscersi, guardarsi negli occhi, ascoltare le persone raccontare il senso che ha per loro la scelta di dedicare del tempo agli altri, sotto qualsiasi forma. E siamo convinti che anche per le Associazioni di volontariato sia arricchente incontrarsi e realizzare qualcosa insieme, per vedere con un unico colpo d’occhio la potenza del loro impegno, pur se espresso nella semplicità e con modestia, senza proclami e grandi slogan altisonanti, come è d’uso nel mondo odierno.
Un’idea centrale della Festa, come del video di due anni fa, per me è la comprensione di quanto il volontariato non sia soltanto legato alla dimensione dell’aiuto al prossimo in difficoltà o fragile o meno fortunato (che resta per me fondamentale come Servizio sociale) ma sia un’esperienza di pienezza personale e relazionale che si gioca anche nei cori e nelle bande (la potenza della musica e del canto creati insieme è una delle esperienze più forti che una persona possa vivere su questa terra); nelle associazioni che promuovono il dono del sangue che rende concreta la possibilità che un altro viva grazie a me; nei gruppi degli anziani che sono molto meno anziani di molti di noi presunti giovani; nei gruppi giovanili o nelle altre associazioni locali che riscoprono o mantengono vive tradizioni antiche o ne creano di nuove, animano una biblioteca, un borgo, giocano a far finta di fare la guerra e intanto imparano un sacco di cose; nelle Pro Loco, che si occupano di far sentire vivo un territorio (anche attraverso il cibo che lo identifica e lo nutre, ne nutre la memoria come il futuro); nelle associazioni culturali che tengono il filo di ciò che ha fatto di un luogo una comunità; nelle associazioni familiari come nei Club degli Alcolisti in Trattamento che divengono luogo di ri-fondazione di significato del proprio esistere, messi al mondo non solo per guardare a se stessi ma per preoccuparsi di chi ci sta accanto, del suo bene e delle sue possibilità di crescita e di cambiamento; nelle associazioni sportive, che vanno al di là dell’agonismo puro e si concentrano sulla bellezza del giocare assieme piuttosto che del raggiungere risultati individuali che restano, a mio parere, impossibili se intorno a te non c’è un gruppo che ti sostiene, ti vede, crede in te; nei miei cari Gruppi A.N.A. sempre disponibili e fattivi, con il sorriso sulle labbra; nelle associazioni che si occupano di ambiente, di montagna, di educazione dei bambini e dei ragazzi, che fanno sperimentare a chi lo desidera che siamo parte di un tutto molto più grande di noi, un tutto che è fuori di noi come dentro di noi; nei Gruppi di Protezione Civile, i Vigili del Fuoco Volontari, la C.R.I. presenti sul territorio, per la passione che ci mettono, l’impegno, la disponibilità ad affrontare situazioni a cui non tutti riescono a stare vicini. In tutte queste realtà la differenza sta nel “fare assieme”: è qualcosa che non si dice, si fa, appunto.
Dal tuo punto di vista, hai la possibilità di dirci in che stato è l’associazionismo in Carnia, nelle nostre vallate, nei nostri piccoli paesi?
Il mio punto di vista è parziale. Mi limito qui a parlare della Val Bût, da Zuglio a Timau passando per Ravascletto, Treppo-Ligosullo, Sutrio, Paluzza, Cercivento, Arta Terme. Ciò che mi ha più colpito in questo percorso di conoscenza del Volontariato della Val Bût intrapreso 4 anni fa per il video “Dut ce che al’è ator ator di te” è stata la ricchezza del territorio e le tante diversificate offerte presenti in esso. Una bio-diversità associativa proficua e generativa, come in natura. Credo sia importante non viversi come “in via di estinzione” ma pensarsi come “speciali” e sulla propria particolarità costruire il proprio operato. Approfitto per dire che ho colto il desiderio delle Associazioni di ripetere l’esperienza l’anno prossimo. Cosa che mi auguro riusciremo a fare. E voglio dire a tutte le Associazioni che per vari motivi non hanno potuto partecipare o che non siamo riusciti a coinvolgere che le porte sono aperte: è come una grande tavolata dove c’è sempre la possibilità di aggiungere un posto in più.
Prometeo81, assieme ad altre associazioni, ha avuto modo di partecipare ad alcune ore informative con i giovani delle scuole medie in passato, con l’obiettivo di far crescere in loro la consapevolezza sull’importanza nel volontariato. Pensi che questo rapporto che avete creato tra associazioni e scuola, possa un giorno dare i suoi frutti?
Il rapporto tra Scuola e volontariato è un rapporto fondamentale, di cui avere cura. I valori che fondano il volontariato e la cittadinanza attiva sono gli stessi che fanno da basamento all’educazione dei bambini e dei giovani non solo come persone ma come esseri umani abitanti di un territorio per il quale possono scegliere di fare la differenza, nel bene o nel male. Il tema del “mi riguarda”, “mi sta a cuore” ciò che accade attorno a me orienta l’opera di molti insegnanti, preziosi collaboratori in quest’opera di vivificazione del volontariato portandolo in aula attraverso le persone che lo fanno. Posso scegliere di non interessarmi, non darmi, ma devo sapere che questa mia omissione non è ininfluente nello stato del mondo che mi circonda. Mi chiedi dei frutti… Non lo so, non ho la sfera magica anche se a volte la vorrei. In quei momenti cerco di legarmi all’immagine del seminatore. Al suo atto di fede nello spargere i semi. Io credo profondamente che nulla di ciò che è seminato con amore non germoglia. Il tempo dei frutti, però, non sono io a deciderlo.
Un buon inizio quindi. Chi ti senti di ringraziare in particolar modo, per il risultato di oggi?
Ci sono mille persone che vorrei ringraziare. Parto dal Servizio Sociale dei Comuni dell’UTI della Carnia, da chi mi permette di portare avanti questi progetti un po’ folli, un po’ al limite… e non solo me lo permette, ma ci crede pure. E in un Servizio pubblico posso assicurare che non è cosa da poco. L’Associazione Volo Libero Carnia che ci ha accolto e sfamato, insieme a Nolas e Lops. I comuni di Arta Terme, Zuglio, Sutrio, Cercivento, Paluzza, Treppo-Ligosullo, Ravascletto, ed in particolare le Assessore alle Politiche sociali (per lo più donne, mi sento di sottolinearlo), grazie alla cui collaborazione fattiva siamo arrivati a questa giornata. Gli I.C. di Paluzza e di Arta e Paularo, nelle persone dei Dirigenti scolastici, degli insegnanti, dei collaboratori che ci hanno permesso di far arrivare a tutte le famiglie l’informazione e ci hanno sostenuto nell’idea. La Tipografia Cortolezzis di Paluzza che ha realizzato per noi un flyer bellissimo e armonico rispetto all’energia che volevamo trasmettere, trattandoci con ogni cura possibile. Il Centro Servizi Volontariato F.V.G. ed il Coordinamento Territoriale di Ambito della Carnia che hanno concretamente permesso la realizzazione dell’iniziativa con il loro sostegno, in particolare mi sento di citare Silvia Cotula e Anna Raspar che hanno condiviso con me gli aspetti più burocratici, E non solo. La Cooperativa Itaca e Sara Burba, coordinatrice dell’Area Promozione, e in particolare gli educatori Michela Borta e Matteo Palla, che non ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hanno fatto per questa giornata e soprattutto per il modo così solare e accogliente in cui lo hanno fatto. Ringrazio voi di Prometeo81 per la documentazione fotografica della giornata che non vediamo l’ora di vedere! E infine le persone più importanti: i volontari delle Associazioni di volontariato della Val But. Mentre scrivo vedo dei volti, dei singoli volti, di persone che per me hanno un nome e significano, sono cioè segni viventi di bene. Li ringrazio per aver accolto la mia proposta, come due anni fa l’idea del video. Li ringrazio per essersi impegnati, per esserci stati, per averci creduto e per averlo fatto. Insieme.