COSTANZO SCHIAVI
(Udine, 1923 – 2006)
Costanzo Schiavi aveva studiato pittura all’Accademia di Venezia con Bruno Saetti e Gastone Breddo e incisione con Giovanni Giuliani. Ecco come lo descrive Umberto Alberini, che su In uaite recensì la mostra del 1982 al Centro friulano arti plastiche: «In uno di questi quartieri, in una villa liberty degna di un’antologia di storia dell’arte, in un sottotetto illuminato da una luce bianca e soffusa, lavora alacremente, da tanti anni ormai, un artista – artigiano, una di quelle rare persone che ancora pensano che l’arte prima di tutto sia fare. Costanzo Schiavi (questo è il nome dell’artigiano – artista) incide le lastre con abilità certosina, ricerca sempre nuove tecnologie che non perdano mai però il gusto dell’antico, passa personalmente al torchio ogni sua opera controllando i risultati e stracciando gli esiti che gli paiono appena meno che buoni…. raffinate grafiche di fossili, paesaggi, lagune, così chiaramente firmate dall’abilità artigiana e dalla poeticità di colui che le ha realizzate».
Questo è un ritratto perfetto dell’uomo e dell’artista, che si era presentato nel 1948 con una personale alla Galleria Marchetti di Udine e nel 1950 aveva partecipato alla Biennale di Venezia. Balzato improvvisamente e meritatamente sulla ribalta nazionale, nei primi anni Cinquanta partecipò a più di cinquanta mostre in Italia e ad alcune mostre internazionali, fra le quali devono essere ricordate la mostra italo – austriaca di Klagenfurt e la Federico Chopin di Varsavia nel 1955, dove vinse il primo premio per l’incisione.
Fino ai primi Novanta gli furono attribuiti molti premi in campo nazionale e internazionale e fu presente in più di trecento mostre in ambito regionale. La sua pittura ha trovato fonte d’ispirazione prevalentemente nel paesaggio tipico della laguna gradese, che egli interpretò in numerosi quadri, con belle sintesi pittoriche di quell’ambiente.
L’artista però si dedicò anche con intenso interesse alla grafica. L’esemplare esposto nella Galleria d’Arte Moderna Enrico De Cillia raffigura un soggetto elaborato più volte dall’artista dal titolo “Composizione di fossili”, (cm 16×45, del 1982). Si tratta dell’impronta di fossili, i cui connotati si traducono in un ritmo di forme a spirale, che sono state esaltate dall’impiego della tecnica tipica della pressografia, ossia dall’uso di piccole frese con cui la lastra di zinco viene incisa e scavata.
Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.