A piedi da Lussemburgo a Treppo
Dal Lussemburgo sulle orme del padre emigrante
A 60 anni dalla partenza del padre Gio Batta “Tite”, emigrato verso il Lussemburgo in cerca di lavoro, il figlio Edoardo Cortolezzis ha concluso l’impresa di ripercorrere a piedi, a ritroso, quello stesso viaggio, onorando in questo semplice ma singolare modo i sacrifici di tutti coloro che dovettero lasciare famiglia ed affetti per cercar fortuna altrove. Sabato 7 giugno 2014 c’era tanta gente di Treppo Carnico ad aspettare Edi, familiarmente chiamato, per festeggiare assieme il traguardo di questa sua ardua impresa. Giunto sul ponte di Cech nel primo pomeriggio, a sua completa insaputa con calore ed entusiasmo è stato accolto dai compaesani radunati dall’Associazione Culturale «Elio cav. Cortolezzis». Dopo il benvenuto ufficiale da parte del sindaco Luigi Cortolezzis e della campionessa olimpionica Manuela Di Centa, Edi ha tagliato il nastro tricolore, simbolo del traguardo. È stato molto suggestivo il momento in cui Romano Englaro come emigrante ha simbolicamente consegnato al marciatore una valigia risalente ai primi tempi dell’emigrazione accompagnando il gesto con una sua autorevole e profonda motivazione. Tutto ha contribuito poi a creare festa, la fisarmonica, il suono dei campanons come nelle grandi ricorrenze, azionati manualmente grazie alla maestria di Dino Plazzotta, la Corâl di Trep che ha dato quel tocco in più con brani scelti in onore ad Edoardo, oltre alla moglie Consi e alla figlia Laura che hanno raggiunto il Friuli in automobile per essere presenti al momento del coronamento di un’impresa attesa da anni.
Edoardo era partito dal Granducato del Lussemburgo lo scorso 10 maggio, e ad una media di 30-35 km al giorno percorsi con le forze delle sole sue gambe, ha attraversato nell’ordine il Lussemburgo, la Francia, la Germania, l’Austria, entrando in Italia dal passo del Brennero per poi arrivare in Carnia attraverso l’Alto Adige, il Passo di Monte Croce Comelico, il Cadore. Oltre 850 chilometri, tutti solcati lontano dalle città o dalle strade principali ovvero attraverso sentieri, camminamenti tra i boschi e mulattiere, guidato da un particolare navigatore Gps dotato di apposite mappe. Edi si è portato appresso solamente un carretto per il vestiario; si è preso pioggia, grandine ed ha camminato lungo vie coperte ancora dalla neve, le notti le ha trascorse in locande o piccoli ristori per un minimo di conforto. Durante il tragitto ha incontrato tantissime persone che lo hanno spronato ad andare avanti. «Più che il fisico, è stata una questione di testa – racconta – perché per intraprendere questa avventura mi ero preparato agonisticamente a dovere, quando ti trovi poi nel bel mezzo delle intemperie o in posti davvero fuori dal mondo, devi però mantenere calma e sangue freddo». Virtù che Edoardo, 55 anni, impiegato di banca in pensione, sposato, con una figlia di 18 anni, ha acquisito in tutti questi anni di continue sfide. Si è fatto Lussemburgo-Genova in bicicletta, così come sui pedali ha affrontato gli oltre 2700 km che separano la Svezia dalla Spagna, senza dimenticare le camminate in trekking sulle montagne dell’Asia o le marce in tutta Europa.
«Ho sempre amato lo sport e la natura – confida ancora – e da un paio d’anni ho iniziato ad immaginare che avrei potuto ripercorrere le orme di mio padre, compiendo il viaggio a piedi per onorare da parte mia i sacrifici suoi e di tutti coloro che dovettero lasciare il proprio paese natale». Gio Batta, classe 1929, muratore in cerca di lavoro, era partito da Treppo Carnico a 26 anni, nel 1954; quattro anni più tardi lo raggiunse in Lussemburgo la sua futura moglie e l’anno seguente nacque Edoardo, e successivamente le due sorelle, Cinzia e Sonia. Nel 1975 Tite morì prematuramente; siamo certi che sarebbe stato fiero di Edi, come lo è mamma Graziella, orgogliosissima della sua impresa. «Il legame con la terra dei miei avi non si è mai raffreddato in questi decenni – conclude Edoardo – a Treppo ci sono ritornato più o meno ogni tre-quattro anni per rivedere zii e cugini». Ma mai a piedi.
Il Presidente Angela Cortolezzis