SEVERINO GALASSI
(Carrara, 1923 – Paluzza, 1993)
Severino Galassi ha lasciato un vivo ricordo della propria forte personalità nella comunità di Paluzza, dove ha vissuto per molti anni, dopo essersi trasferito, nel 1955, dal paese di Cercivento, ove aveva trascorso vari anni con la sua famiglia dopo il suo arrivo dalla Toscana, avvenuto nel 1944. A Paluzza egli aveva allestito un laboratorio di marmista, esplicandovi il proprio impegno professionale.
Dal 1961 in poi, si dedicò prevalentemente alla pittura, al disegno e alla poesia, in ossequio al proprio grande amore e interesse per l’arte. Tendenza questa che si manifestò in età giovanile, determinando la scelta della frequentazione dell’Accademia di Belle Arti a Carrara sotto la docenza di Arturo Dazzi, ove si diplomò, nel 1943. Ebbe occasione in seguito di conoscere il noto scultore trevigiano Arturo Martini, diventandone amico e frequentando il suo studio a Venezia.
Nei decenni di intensa attività artistica Severino Galassi, dopo aver realizzato anche alcune sculture, sviluppò una ricerca personale di pittura, ottenendo effetti materici, dovuti all’impiego di impasti di colore a olio sovrapposti, fino ad ottenere un rilievo quasi scultoreo. Tecnica questa che egli definì con il termine di “scultopittura”. Le composizioni delle sue opere si basavano sulla stilizzazione di figure umane ed animali, impostate con un intreccio di linee e volumi a bassorilievo, generalmente su supporti lignei, quali i pannelli, più adatti al procedimento tecnico da lui impiegato per la realizzazione dei lavori. Per quanto concerne i temi maggiormente trattati, in prevalenza si evidenzia il problema del dolore e della violenza, ricorrente anche nelle raccolte poetiche da lui pubblicate. Tre opere di Galassi sono state donate dal figlio Antonino al museo di Treppo Carnico: una china, di cm 100×75 del 1991, intitolata “Gesù condannato dal Sinedrio”; un acquerello, di cm 70×50 del 1991, intitolato “Il gallo” e una scultopittura, di cm 80×73 del 1981, intitolata “Rapimento”.
Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione delle opere consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.