I DE CILLIA

I De Cillia appaiono sulla scena locale agli inizi del 1500 in alcuni atti di compravendita o nei libri dei livelli. Per quanto riguarda l’appellativo de Cillia varie sono le possibili spiegazioni: esso potrebbe derivare da un patronimico quale Cilia che in lingua friulana significa Cecilia, ovvero un’ava che ha dato il nome al casato. Un’altra ipotesi probabile la si ricava da un documento datato 1555 ora conservato a Paluzza in cui si parla di un certo Mota (Mattia) Straus de Muda vallis Cilliae. Dal momento che anticamente vallis Cilliae, o valle della Zeglia, era il nome dell’attuale valle del Gail non è inverosimile che un tedesco proveniente da quella zona e stabilitosi a Treppo venisse comunemente indicato con l’appellativo de Cilia.

A Treppo i De Cillia si erano stabiliti soprattutto in due zone. La prima era la zona alta di Treppo, attorno alla canonica, delimitata dalle attuali vie Matteotti e Leopardi. Nel 1692 ci fu una terribile alluvione che colpì Treppo e che danneggiò soprattutto la zona intorno alla chiesa; infatti le famiglie de Cillia che occupavano l’area devastata subirono ingenti danni. In seguito i de Cillia ricostruirono tutte le loro case; l’attuale casa della Marianna, la casa della Egle, quella della Franze, quella della Surute, la Canonica, tutta la cort di Zilie.

La seconda zona in cui troviamo numerosi de Cillia è nella piazzetta di Siaio: la casa di Siôr Toni costruita a cavallo del secolo, quella di Vittorio Lazzara, di Giobatta Morocutti e la casa di Moret. La signorilità di quest’ultima abitazione ci è testimoniata dal fatto che nel 1769 il Comune chiese all’allora proprietario Giacomo q. Osualdo di Cillia di poter adibire la stanza più ampia del piano superiore a luogo di riunione per la vicinia, in cambio di un compenso pattuito fra le due parti. Questa curiosità ci viene riportata dalla dottoressa Patrizia Brunetti nel suo libro storico (Il Comun delle Ville di Treppo e Siaio e il bosco bandito di San Marco – Treu Arti Grafiche Tolmezzo, 1988) in cui fa conoscere la vita quotidiana in vallata durante il dominio della Serenissima. A Siaio le altre antiche case della famiglia sono state demolite in epoca recente per allargare il manto stradale.

Praticamente i de Cillia hanno tutti la stessa origine, ma avendo avuto storicamente due insediamenti diversi sono stati soprannominati in maniera diversa: i Zilions a Treppo e chei di Moret a Siaio.

Ad un certo punto nella storia di Treppo il casato si affermò come famiglia influente e con possedimenti di un certo rilievo all’interno della nostra comunità. L’importanza di tale nucleo familiare è immediatamente percepibile se pensiamo che per un periodo sia il sindaco che il parroco erano De Cillia: agli inizi dell’800 i due fratelli Daniele e Giacomo hanno completato la costruzione della chiesa, Giacomo come sacerdote e Daniele come sindaco.

Successivamente anche la famiglia di Moret acquisì l’immagine effettiva di una famiglia importante, perché possidente e arricchitasi con i suoi traffici commerciali d’oltralpe. Anch’essa ha avuto il suo sacerdote, e già questa informazione ci illumina sulla sua agiatezza; in generale poteva diventare sacerdote solo chi faceva parte di famiglie che avevano possibilità economiche, mentre quelle di modeste condizioni non erano in grado di sostenere le spese per far studiare un loro figlio. Il sacerdote della famiglia Moret si chiamava Giacomo e di lui sappiamo che morì nel 1814 presso i cugini Moro a Viktring, in Austria (una sorella dei Moro aveva sposato un De Cillia di Moret).

Un terzo ramo dei De Cillia emigrò a Zenodis in due ondate successive. La prima emigrazione si ebbe in tempi remoti e diede origine al gruppo più antico dei De Cillia. In tempi più recenti (siamo intorno al 1760) emigrò a Zenodis un secondo gruppo di De Cillia che vengono chiamati i De Cillia dai Palonis.”

Notizie tratte da:
Libro “Tradizioni, società e cultura in Val Pontaiba – Atti del Convegno 2 agosto 1998 – Treppo Carnico”, edito dal Coordinamento dei circoli culturali della Carnia; nel capitolo “Antiche famiglie in Val Pontaiba” di don Tarcisio Puntel, a cura di Angela Cortolezzis, Paola Pellegrini, Maurizia Plos.