I BROILI

Broili è un termine di origine celtica (Brogilons) fatto proprio dalla lingua friulana ed anche da quella italiana (Brolo) e sta ad indicare un luogo chiuso, coltivato e posto in genere attorno ad una casa. Anche a Siaio c’è una località che porta questo nome fin dal Medioevo: ce lo rivela il testamento di Giroldo quondam Pietro de Siaio, stilato il 15 gennaio 1349, nel quale il brav’uomo lascia alla sua chiesa un orto sito in Siaio ante Broylis (davanti ai broli). In seguito, in vari documenti, appaiono dei nomi di persone indicate con l’appellativo de Broili, o meglio, nella forma della parlata locale de Breili. Evidentemente erano persone appartenenti alla famiglia che abitava in questa Alcune testimonianze d’inizio ‘600 attestano come i Broili fossero una famiglia di cramârs. Nell’anno 1608, ad esempio, un certo Leonardo Broili da Siaio fu chiamato a Udine davanti al Padre Inquisitore perché accusato, assieme ad altri compaesani, di non aver osservato i precetti della chiesa durante il tempo trascorso in Germania.

Il 17 agosto 1607, invece, Apollonio De Cillia da Treppo, fideiussore per Giovanni del Broili di Siaio, tentò di farsi restituire quelle 286 lire e 8 soldi che aveva dovuto sborsare al posto del suo inadempiente tutelato; a Giovanni del Broili non resterà che ipotecare di nuovo a nome del De Cillia quella “domum suae propriae abitationis … campum et pratum vocatum Sot la Strade…”. Erano molti i cramârs che impegnavano i loro beni per raccogliere il denaro necessario all’acquisto della merce che poi avrebbero venduto nei Paesi dell’Europa Centrale. Ora Giovanni era l’antenato dei personaggi che incontreremo nella vicenda che stiamo per esporre. I Broili ebbero il loro massimo splendore nei secoli XVII e XVIII con Pietro (1647 – 1736) e i suoi figli: Giacomo (1678 – 1738), Giobatta (1689 – 1755), prè Giovanni (1691 – 1760), Antonio (1693 – 1766) e Osualdo (1700 – 1759).

Il nome di Pietro Broili lo troviamo ancora oggi scolpito sul pilastro della Maine di Palût sul quale sono evidenziate le lettere P(ietro) D(i) B(roili) 1687 e sulla chiave di volta della casa in Breili di proprietà di Moro Ferdinando: P.D.B. 1710 e di quella attigua detta dal Vescul: P.D.B. 1729. Notizie più dettagliate della famiglia le ricaviamo tuttavia dal testamento di prè Giovanni Broili datato 5 gennaio 1743. In esso il sacerdote, dopo aver dato disposizioni per il funerale, aggiunge: “Asserisco essermi stato assegnato dal quondam mio genitore l’anno 1726 lì 23 maggio nella comune divisione di noi 5 fratelli la mia giusta porzione per la somma di ducati 1290. Item lasciommi in di lui testamento e per una volta tanto ducati 400 da estrarli dal negozio de’ miei fratelli in Treviso…”.

Dunque sappiamo che la famiglia teneva un negozio in questa città del Veneto, mentre dal testamento del fratello Giobatta del 18 aprile 1751 veniamo a conoscenza di un secondo negozio nella città di Trieste che però verrà ceduto il 21 maggio 1783 ad un certo Gaetano Zannini. Al suddetto fratello Giobatta il sacerdote lascerà “…tutto il Bene di Sottovia di là dell’Acqua del suo molino fin sotto la siega Cortolezis. Al nipote Giovanni, figlio del defunto fratello Giacomo, lascio il mio orologio d’argiento, in memoria del mio nome che porta…”. Ancora oggi Suvie è di proprietà dei discendenti di questa famiglia e accanto alla casa dell’ultima superstite che porta il cognome Broili, Amabile di Pizziniti, c’è il mulino convertito in stavolo e quel canale d’acqua che dal riu Mauran alimentava molti mulini e la segheria dei Cortolezzis posta allora nei pressi del lavadôr di Dortes.

E’ lecito ora chiedersi come sia andata a finire questa famiglia, visto che, come ho accennato sopra, in paese è rimasta solo Amabile. Abbiamo ricordato che i figli di Pietro erano cinque:

  • PRE’ GIOVANNI che esercitò il ministero sacerdotale a Treppo fino al 1760, anno della sua morte;
  • GIACOMO, pur avendo a sua volta cinque figli, gli sopravvisse solo Maria che, sposata a un Nodale di Paluzza, emigrò in Germania;
  • GIOBATTA ebbe un solo figlio di nome Giacomo che, dopo aver venduto il negozio di Trieste, si ritirò a Siaio, ma non lasciò discendenza;
  • ANTONIO invece ebbe ben sette figli maschi che emigrarono: Giacomo e Giobatta a Wurzburg (Germania) e, come ha testimoniato Nikolaus Broili (nato nel 1915) venuto a Siaio nel 1938, colà vivono ancora i loro discendenti; Osualdo Antonio frate cappuccino nel convento di Gemona con il nome di fra’ Ireneo da Siaio; Angelo emigrò a Trieste e Pietro continuò l’attività nel negozio di Treviso e morì nel 1806;
  • OSUALDO si sposò con Mattea Di Centa da Paluzza e qui andò ad abitare. Ebbe dieci figli fra cui il notaio Pietro Antonio e Tomaso che ritornò a Siaio nella casa del Cristil; è l’antenato appunto di Amabile. Oggi anche i Broili di Paluzza sono estinti.

E le due belle case di Breili costruite dall’intraprendente nonno Pietro? Dopo la morte dei figli, i nipoti risultavano tutti emigrati. In Breili era rimasta una figlia di Antonio che si chiamava Maria (1737 – 1813), sposata a Giobatta De Cillia (1738 – 1770) soprannominato Birtimbergh per i suoi traffici con la Germania. Nel 1769 Giobatta acquistò dai cognati Broili la casa che divenne proprietà della famiglia De Cillia fino al 1820. In tale data Paolo Moro (1797 – 1848), sposato a Maria De Cillia, acquisterà la casa, portando in Breili i Moro che ancora oggi vi sono proprietari. Paolo Moro, per capirci, è il nonno di Pauli e Gjudite di Breili.

Oggi ci sono rimasti solo il nome della località e la via Breili che tengono in vita la memoria di questa famiglia che, come tante altre del nostro paese, ci ha lasciato una bella testimonianza di intraprendenza e laboriosità……”.

Notizie tratte da:
libro “Tradizioni, società e cultura in Val Pontaiba – Atti del Convegno 2 agosto 1998 – Treppo Carnico”, edito dal Coordinamento dei circoli culturali della Carnia; nel capitolo “Antiche famiglie in Val Pontaiba” di don Tarcisio Puntel, a cura di Angela Cortolezzis, Paola Pellegrini, Maurizia Plos.