I MOROCUTTI

“Il nome Morocco (in friulano Moroch o Maroch) appare in vari documenti del secolo XIV che riguardano la Val Pontaiba. In un testamento del 21 novembre 1348, conservato negli archivi di Paluzza, si parla di un certo Giovanni Morocho quondam Nicolò da Lyusulo e di Pietro e Wargendo figli del quondam Giovanni Morocco.

Alla stessa data compare un Enrico Moroch da Zenodis. In data 15 gennaio 1349 è testimone in un altro testamento Enrico quondam Morocco da Siaio. Nel secolo successivo si vanno formando gli attuali cognomi con alcune varianti. Così il 21 maggio 1476 Leonardo Muruchutti e Matteo quondam Odorico Muruchutti da Ligosullo pagano l’affitto alla chiesa di San Daniele per un campo. Qualche anno dopo a Tausia è presente un certo Matteo di Zuan Muruchut.

Nel secolo XVI questo cognome si diffonde nella vallata accanto al vecchio Morocco che si estinguerà con Giacomo (morto nel 1675) che, dal suo mestiere di mugnaio (molendinarius), viene chiamato Molinaro e dà così origine alla famiglia Molinari. In compenso lascia il suo vecchio nome di famiglia ad un borgo di Murzalis che ancora oggi si chiama Maroch.

Il cognome Morocutti si diffonde in un primo momento a Ligosullo e Tausia. In quest’ultima comunità nacque il 22 giugno 1679 un illustre personaggio: Floriano Morocutti che per la sua brillante intelligenza fu sostenuto dalla generosità dei suoi compaesani negli studi di teologia e diritto canonico svolti oltralpe. Verrà ordinato sacerdote nel 1709 e alcuni anni dopo fu addirittura nominato consigliere cappellano di corte del Principe vescovo di Passau. Il suo fu uno dei pochissimi casi in cui la famiglia non ebbe un ruolo determinante, non avendone le possibilità economiche, per sostenere gli studi ed assecondarne così la vocazione. Morì in Baviera nel 1735 a soli 56 anni. Il cognome Morocutti giunge da Tausia a Treppo nel secolo XVII con Biagio di Vît o Spinele (e forma qui le famiglie dei Sarons e de Filippe) e da Ligosullo con Pietro. Il figlio di quest’ultimo, Giovanni, che apparteneva alla prima generazione dei Morocutti di Siaio, costruisce nel 1631 la decorosissima casa detta Convent a Trelli, alla cui comunità aveva chiesto di venire accolto come vicino per poter sposare una fanciulla del luogo, una Della Tonia (De Toni). L’assemblea della vicinia si espresse a favore dell’integrazione che però di fatto non si realizzò nonostante gli sforzi di Giovanni, che alla fine dovette andarsene e comprare un’antica casa a Zuglio, villa che faceva parte del suo canale d’origine. Questo spiega perché Giovanni fu il capostipite dei Morocutti di Zuglio.

A Paluzza il cognome annovera fra i suoi membri più conosciuti Floreano, che diventerà il notaio Florio, morto nel 1814, discendente da una famiglia di prestigio; basti ricordare il padre Antonio (1706 – 1766) sovrintendente alla viabilità nella valle del Bût per la Repubblica Veneta e il nonno materno Francesco Pittoni, signore di Imponzo, il cui palazzo secentesco è ancora ben visibile dalla strada.

Nei giorni nostri i Morocutti sono presenti in varie parti del Friuli, dell’Italia e soprattutto in Austria; questi ultimi sono i discendenti dei cramârs o slaifers emigrati negli ultimi tre secoli. In Germania essi si chiamano Morgott e sono discendenti di un certo Giovanni Morocutti Teck, emigrato a Spalt – Baviera nel 1726. Il casato ha dato pure dei sacerdoti: il già citato Floreano, Osvaldo Antonio e Francesco, tutti di Tausia vissuti nel secolo XVIII; Filippo (Prè Filip) appartenente alla famiglia dal Ros è stato, per la bellezza di 43 anni, curato di Ligosullo. Suo fratello era lo stimato sciôr Cristof che nel secolo scorso fu uno dei personaggi più benestanti e influenti del paese ed era proprietario del palazzo oggi Brunetti di Paluzza.

Discendente illustre della famiglia Morocutti di Zuglio fu invece Prè Giovanni, cappellano a Cavazzo e morto nel 1739.”

Notizie tratte da:
Libro “Tradizioni, società e cultura in Val Pontaiba – Atti del Convegno 2 agosto 1998 – Treppo Carnico”, edito dal Coordinamento dei circoli culturali della Carnia; nel capitolo “Antiche famiglie in Val Pontaiba” di don Tarcisio Puntel, a cura di Angela Cortolezzis, Paola Pellegrini, Maurizia Plos.