TONO ZANCANARO

(Padova, 1906 – 1986)

Nel 1931 Tono Zancanaro comincia a dipingere e già nel 1933 partecipa ad esposizioni collettive. Ha per lui importanza decisiva l’amicizia col medico Giorgio Rubinato, che lo avvia, anche attraverso il filtro della grande arte del nostro secolo, a una più meditata conoscenza del Meridione, dell’arte greca e mediterranea.

Nel 1935, a Firenze, Tono si reca da Ottone Rosai, dal quale asseriva d’aver ricevuto «la prima e unica, fondamentale, lezione sulla natura dell’arte». Nel 1937, un primo viaggio a Parigi: si reca da Lionello Venturi, da tempo lì esule. Matura intanto l’impostazione ideologica dell’artista, già orientato dall’ambiente e dalle letture a un umanitarismo sociale e alla polemica contro gli stati tradizionalmente oppressori. Stringe amicizia con Ettore Luccini e, poco dopo, con Eugenio Curiel, che dal 1936 frequenta quotidianamente.

Zancanaro è così attratto dall’ambiente universitario, e in particolare frequenta il gruppo di giovani triestini legati a Curiel, come Atto Braun ed altri; il primo «Gibbo» (onirica caricatura di Mussolini), donato a Luccini, reca la data del 1937. Poco più tardi Tono conosce Egidio Meneghetti, Concetto Marchesi ed altri esponenti dell’antifascismo universitario; presta aiuto per l’educazione dei ragazzi ebrei discriminati. Verso il 1950, venuto a contatto con la gente delle risaie, si impegna a suo modo, liberamente, nell’attuazione di una poetica «realistica».

Pur operando costantemente a Padova, egli si sposta sempre più spesso in altre regioni, e specie a Roma, dove stringe viva amicizia con Carlo Levi, Renato Guttuso e Mino Maccari. Nel 1942 aveva conosciuto a Milano, su indicazione di Curiel, Ernesto Treccani, che a sua volta lo aveva messo in contatto, a Roma, con Guttuso, e con Moravia e la Morante; ora Treccani lo accoglie spesso nell’ambiente milanese. Tra i viaggi, oltre a quelli nelle zone vicine, come gli spostamenti continui nel Polesine, a Comacchio, a Mantova, a Cesenatico, a Ferrara, sono stati di particolare rilievo per l’artista quelli in Cina (1956) e la serie fittissima di quelli in Sicilia e in Magna Grecia dove Tono soggiorna per lunghi periodi. In Sicilia stringe nuove amicizie, con Leonardo Sciascia, Antonio Uccello, Vincenzo Tusa, Tano Santoro ed altri intellettuali isolani, tra i quali l’editore Sellerio.

Tra il 1946 e il 1950 era tornato più volte a Parigi, altri viaggi lo portano in Russia, in Polonia, in Germania Orientale, in Albania. Caso raro fra gli artisti si è cimentato con quasi tutte le modalità delle arti visive, riuscendo sempre ad appropriarsi delle capacità tecniche necessarie e sufficienti per eseguire il suo lavoro.

Anche se Zancanaro rimane pur sempre maestro ineguagliato nella grafica, particolarmente nella linea pura e nell’incisione, ha lavorato a lungo con l’olio e gli acquarelli. Ha inciso vasi di vetro appositamente realizzati per lui dai mastri vetrai di Murano e in stretta collaborazione con la Cooperativa del Mosaico di Ravenna ha eseguito numerosi interventi musivi, realizzato arazzi, sculture in bronzo, ecc. La sensibilità di questo artista, unita al desiderio continuo di lavorare, di realizzare anche con le proprie mani, non poteva che portare necessariamente alla scoperta della pittura vascolare greca ed al desiderio di reinterpretarla a modo suo con i suoi soggetti. Per questo inizia l’attività di ceramista e le prime produzioni risalgono ai primi anni cinquanta: l’interesse per questa lavorazione è tale che si fa costruire un forno nello studio di Padova e da solo realizza la maggior parte delle opere: vasi, piatti, ma anche sculture in terracotta.

Nel 1970 ottiene la cattedra d’incisione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, che conserva fino al 1977, lavorando con la Cooperativa del Mosaico. Nel 1972 ha la prima grande mostra antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, cui segue nel 1974 una seconda antologica alla Civica Galleria d’Arte del Comune di Palermo. Nel 1978 il comune di Padova gli dedica una grandissima mostra antologica nel Salone della Ragione. Nel 1982 anche il comune di Milano lo onora con una rassegna antologica nel Castello Sforzesco. Il Gibbo è probabilmente l’invenzione grafica più nota di Tono Zancanaro. Il profilo di questo singolare pittore veneto si staglia, nel panorama dell’arte, per una sua peculiarità; le sue forme espressive sono la risultante di molteplici esperienze culturali e tecniche, dalle quali è scaturito un linguaggio esclusivo, fondato sul predominio della linea. Con un segno fitto arabescato, egli fa emergere dalla affollata superficie dei fogli, grovigli di figure prevalentemente femminili e frammenti allusivi di realtà che creano atmosfere suggestive.

Un esemplare della vasta produzione è esposto nella Galleria d’Arte Moderna De Cillia, è intitolato “Incisione” di cm 38×55 datata 1969. Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.