ALDO MERLO

(Pontebba, 1911 – Udine, 1993)

Aldo Merlo è stato un artista dotato di grande sensibilità e consapevole dell’enorme impegno che comporta la pratica dell’arte, con i suoi problemi di ricerca e di aggiornamento culturale e con le fatiche e i ripensamenti connessi soprattutto alla realizzazione delle opere pittoriche. “…ha preferito limitare la sua attività artistica al disegno, inteso quale intima confessione, notazione sintetica e immediata dei motivi che, di volta in volta, hanno stimolato la sua percezione. Un disegno quindi non scolastico, ma interpretativo e che, sia pure attingendo alle esigue risorse dell’inchiostro e della china, risolve sempre un caso personale, formalizza una risorsa immaginativa, conferma l’instaurarsi di un rapporto diretto con il soggetto”.

Questa bella analisi delle motivazioni e delle finalità del modo di operare nell’arte di Aldo Merlo, ci fa capire come la sua discrezione non significhi eludere semplicemente le difficoltà connesse alla realizzazione di lavori di pittura e in particolare di quelli di ampio respiro, ma ci fa comprendere che la scelta del disegno è connaturata al proprio temperamento, riflessivo ed intuitivo contemporaneamente, con l’attenzione rivolta a quanto accade attorno a lui e all’operato degli artisti con cui è venuto in contatto. Fu sostenitore attivo della mitica Scuola friulana d’avanguardia fondata da Modotto nel 1928, di cui facevano parte i fratelli Basaldella, Filipponi, Grassi, Pittino, Max Piccini; alla Scuola Allievi Ufficiali di Spoleto rinsaldò l’amicizia con Afro, che nel 1936 lo ritrasse in una delle sue opere più famose.

Nel dopoguerra frequentò Giuseppe Zigaina e gli altri artisti del gruppo neorealista di Vicolo Florio. Per questo fitto intreccio di rapporti era memoria vivente dell’arte friulana del Novecento. Per quanto riguarda l’opera presente in museo, intitolata “Donna della Carnia” (un disegno di cm 30×25, datato 1965) va evidenziata la sua capacità di penetrare nel complesso significato del soggetto trattato, sapendo adeguare il segno alla silenziosa dignità della donna carnica. Infatti “…egli ha fermato sul foglio l’immagine storica della donna carnica, ha eretto un monumento alla sua fatica, al suo silenzio, al suo dovere di vivere, alla sua insostituibile presenza in un contesto sociale che la defraudava del ruolo di protagonista…”. Un disegno quindi che, al di là della sua apparente semplicità, ha saputo cogliere con pochi tratti di penna la riservata umanità della donna della montagna.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione del disegno consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.