GIGI CASTELLANI

(Vienna, 1918 – Cormons, 1995)

I genitori di Gigi Castellani erano di Cormons ed egli, dopo aver trascorso l’infanzia a Vienna, ritornò al paese dei suoi genitori dove si stabilì definitivamente. Qui iniziò il suo apprendimento con l’artista Ferlat e quindi con il pittore e poeta Ermete Zardini con il quale compì viaggi di studio a Venezia e Parma, e il pittore Guido Bugli che lo ospitò per alcuni mesi a Bologna.

Nel corso della sua lunga carriera espose in Austria, Russia ed Inghilterra. Fu presente a 5 edizioni della Biennale d’arte triveneta di Padova, alla VI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, alla Biennale di Milano e alla Mostra francescana nazionale d’Assisi. Allestì numerose mostre personali in tutta Italia, ricevendo ampi consensi di critica e di pubblico, conquistando numerosi premi. Le sue opere entrarono a far parte di diverse collezioni private ed il suo studio, inizialmente ubicato in via Sauro e poi trasferito in via Conti Zucco, fu fino agli ultimi anni luogo di incontro di giovani pittori e intellettuali isontini.

L’impronta artistica di Gigi Castellani è un po’ unica nel suo genere perché è il frutto di due componenti che si fondono felicemente fra loro, fornendo esiti di suggestiva qualità. Si fa riferimento alle tracce permanenti lasciate nell’animo e nella mente del pittore dal suo soggiorno nella città di Vienna, dove aveva frequentato l’Accademia per l’espletamento degli studi artistici e alla sua brillante capacità di essere pittore. In quella capitale mitteleuropea la sua personalità venne suggestionata dalle innovazioni culturali e stilistiche prodotte dal movimento secessionista, che aveva interessato i paesi tedeschi, prima in Germania e poi in Austria, creando un clima ricco di fermenti e di giovanili iniziative.

Era nata, insomma, una nuova cultura che aveva investito tutti gli aspetti della vita. Ma Castellani la interpretò come una vagheggiata età dell’oro che ben si accompagna alla predisposizione dell’artista verso la bella pittura, capace di accarezzare l’aspirazione alla felicità e al piacere dell’estetica, considerata come un dolce nettare per gli occhi e per lo spirito. Ne consegue che “…Nella “Figura” del 1974 (olio, cm 32×22) Castellani, dopo decenni di resistenza in terra friulana, dimostra di vivere ancora nostalgicamente la dorata e magica atmosfera della giovinezza viennese: l’ondulato andamento dei capelli e il loro colore evocano l’estetizzante linearismo secessionista; il rosato del volto, la carnosità delle labbra, l’intenso trucco delle ciglia, la sproporzione degli occhi, contribuiscono a rendere enigmatica e provocante l’immagine”.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.